
Satira e Costituzione: la tesi che ha fatto ridere (e riflettere) anche i giuristi
Cosa accade quando il linguaggio più scomodo — quello satirico — incontra il testo più solenne: la Costituzione?
Nel caso di Andrea Romagna, associato dell’Osservatorio Feldman, accade che una tesi di laurea si trasformi in un riconoscimento nazionale, e poi in un saggio capace di far dialogare diritto, linguaggio e ironia con rara intelligenza.
Nel 2018, la sua tesi ha vinto il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi per la miglior tesi sulla satira.
Cinque anni dopo, nel 2023, da quello stesso lavoro è nato il saggio breve “Di robusta Costituzione. La tutela della satira nella legge fondamentale della Repubblica Italiana”, vincitore del Premio letterario “G.A. Buzzanga”.
Un percorso raro, e per certi versi esemplare, che ci ricorda come anche la ricerca universitaria — se guidata da passione e metodo — possa generare pensiero vivo, attuale, capace di incidere.
Satira: linguaggio di libertà, ma non senza tensioni
L’analisi condotta da Andrea Romagna prende avvio da una tesi tanto storica quanto urgente:
“La satira è un mezzo secolare di controllo sociale, che ridimensiona il potere e ne denuncia gli abusi”.
Ma — come spesso accade con le forme espressive più libere — la satira si scontra con altri diritti: onore, reputazione, identità personale. È proprio da questo attrito che la tesi costruisce il suo impianto, partendo dal diritto di manifestare il pensiero (art. 21 della Costituzione, art. 10 della CEDU), per poi muoversi con rigore tra giurisprudenza italiana, sentenze europee e casi simbolo (come quello di Charlie Hebdo).
Il testo scandaglia le zone grigie del diritto, dove l’umorismo si intreccia con la libertà e la responsabilità. E affronta un nodo delicatissimo: l’assenza di un esplicito “diritto di satira” nella nostra Costituzione.
È davvero un’assenza? O è un modo per proteggerla attraverso forme più ampie di libertà artistica e culturale?
Il giudice come lettore (e come interprete comico involontario)
Uno degli aspetti più stimolanti della tesi è l’attenzione al ruolo interpretativo del giudice: quando si giudica una battuta, si giudica solo una frase? O anche un contesto, un tono, un’intenzione?
Il confine tra satira e diffamazione, spiega Romagna, è labile e spesso affidato alla sensibilità individuale del giudice. Una consapevolezza che apre a un paradosso: la legge può riconoscere il diritto alla satira, ma solo se chi la giudica sa (almeno un po’) ridere.
Vuoi leggere la tesi completa?
Se sei socio dell’Osservatorio Feldman e desideri leggere la tesi completa di Andrea Romagna, scrivi a:
info@osservatoriofeldman.it con oggetto: Richiesta tesi Andrea Romagna.
Una lettura preziosa per chi vuole capire, fino in fondo, come la satira abiti il diritto — e, ogni tanto, lo metta bonariamente in crisi.
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