
"Non c’è niente da ridere”: in arrivo la terza stagione del podcast che racconta la grande
storia della comicità, tra risate e fragilità
C’è un filo sottile, spesso invisibile ma resistente, che unisce comicità e tragedia. È su quel filo che si muove Non c’è niente da ridere, il podcast prodotto da Sagoma Editore in collaborazione con RaiPlay Sound, che a luglio si completerà con una sua terza stagione e ormai divenuto un punto di riferimento per chi vuole comprendere davvero le radici e le sfumature della comicità del Novecento e oltre. Non si tratta di una galleria celebrativa, né di un'antologia nostalgica. Piuttosto, è un viaggio nelle vite complesse e spesso tormentate di alcuni tra i più grandi interpreti del riso, un’esplorazione narrativa che alterna il racconto biografico all’analisi culturale, il ricordo alla riflessione. Le prime due stagioni – disponibili nelle sue sole prime cinque puntate su Spotify e, invece, integralmente su RaiPlay Sound – hanno raccontato volti e storie che appartengono alla memoria collettiva: da Richard Pryor a Lucille Ball, da Charlie Chaplin a Jim Carrey. Dieci ritratti per stagione, costruiti con rigore documentario e sensibilità umana, capaci di restituire tanto la genialità comica quanto le fragilità esistenziali di chi, con il sorriso, ha spesso dovuto fare i conti. A luglio 2025 arriva la terza stagione, che introduce una nuova chiave di lettura: otto puntate dedicate ai grandi team comici. Coppie, fratellanze artistiche, sodalizi più o meno felici che hanno definito intere epoche dello spettacolo comico. Si va da Totò e Peppino a Franco e Ciccio, dai Blues Brothers ai Monty Python, da Cochi e Renato ai fratelli Marx. Storie di affinità e di conflitti, di magie che nascono anche dove non c’è amicizia, ma una formidabile alchimia scenica. Questa nuova serie non solo arricchisce il percorso già tracciato, ma apre una prospettiva inedita: il comico non più solo come figura, ma come relazione. È nel dialogo – talvolta armonico, talvolta incendiario – che la comicità sprigiona tutta la sua potenza, e il podcast lo racconta con lo stesso equilibrio di sguardo che ha contraddistinto le stagioni precedenti. A rendere possibile questo equilibrio è un lavoro corale: accanto alla voce narrante, si alternano contributi di attori, autori, critici, studiosi dello spettacolo. I paesaggi sonori curati da Alessandro Levrero contribuiscono a creare un’esperienza immersiva, in cui la comicità diventa anche materia d’ascolto e d’emozione. In un momento storico in cui la comicità è spesso relegata al ruolo di intrattenimento leggero, Non c’è niente da ridere compie un gesto culturale importante: restituisce complessità, spessore e dignità storica a un linguaggio espressivo che è, da sempre, uno specchio della società. Un gesto che, come Osservatorio Feldman, sentiamo vicino alla nostra missione. Curiosamente – ma non troppo – la voce narrante del podcast è anche il vicepresidente della nostra associazione, nonché editore di Sagoma, Carlo Amatetti (che sarà affiancato per la terza stagione dall’autore Maio Mucciarelli). Un dettaglio che non aggiunge valore al progetto, ma lo lega idealmente alla nostra convinzione più profonda: conoscere la storia della comicità significa, in fondo, conoscere un po’ meglio anche noi stessi.